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Lui & Lei

Quel vizietto ...


di iltiralatte
13.06.2024    |    1.424    |    0 9.0
"C’era un mucchio di gente comune che cantava, e sempre con voce intonatissima..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale. (Liberamente ispirata alla canzone “Per quel vizi” dei Gufi.

Spesso le semplici abitudini della vita evolvono contro la nostra volontà in veri e propri drammi dando vita ad odissee fuori del comune.
Una in particolare ha attratto la mia attenzione restando indelebilmente impressa nella mia memoria, quella relativa ad una persona normalissima un certo Cerutti Giovannino, detto Gino.
Uomo di sani principi morali, si era sposato giovanissimo ma aveva un vizietto: gli piaceva rincorrere le ragazze e tentare di portarsele a letto
Una lo aveva fregato: rimasta incinta lo aveva obbligato al matrimonio ma questo non era servito a cambiarlo: quando vedeva una gonnella si dava da fare, addirittura con l’invidia di tutti i suoi amici.
Quella che era diventata sua moglie, dopo un primo periodo di forte gelosia si era dovuta rassegnare.
In primo tempo aveva protestato: non era servito a nulla.
Era quindi passata alle scenate, sia private che sulla pubblica piazza: nulla!
Il caro Gino continuava a rincorrere tutte le gonnelle che vedeva.
Aveva infine tentato di rendergli la pariglia facendosi trovare davanti all’uscio di casa tra le braccia di un nerboruto amante.
Gino era uscito di casa e l’aveva vista abbarbicata come l’edera. In un primo istante era sbiancato in volto avvicinandosi alla coppia con fare minaccioso.
Sua moglie, che aveva organizzato il tutto poteva vederlo in uno specchio preappostato in una posizione strategica e sorrise di sollievo: finalmente il marito avrebbe imparato il significato della parola gelosia e, una volta chiarito che tutta la scena era solo un inganno sarebbe finalmente divenuto quell’uomo fedele che tutte le donne desiderano per se.
Il guaio di quella posizione era che Gino, oltre la coppia, poteva vedere la strada e proprio in quel momento vide passare una sventola di quelle che ce ne sono poche.
Immediatamente dimentico della moglie oltrepassò in tutta fretta la coppia raggiungendo la ragazza ed abbordandola.
La moglie rimase con un palmo di naso. Si sciolse dall’abbraccio del finto amante e non potè che guardarlo allontanarsi con la sua ultima fiamma.
A questo punto su rassegnò.
Gino dopotutto era un uomo buono, affettuoso, amorevole (quando non stava inseguendo una conquista), gran lavoratore e non aveva altri vizi.
“Beh, non esiste l’uomo perfetto, un vizio posso permetterglielo. Lui si è scelto questo e questo sia!” Pensò la donna sottomettendosi. Mai scelta fu più azzeccata. Posso a questo punto anticiparvi che la sua fu una vita lunga e felice anche se ora uscirà dalla nostra storia.
Ma il Gino?
Per lui le cose andarono un po’ diversamente.
Sin da giovane, da buon amante della libertà, si era sempre rifiutato di andare sotto padrone.
Lavorando in nero e saltuariamente era però riuscito a risparmiare quanto bastava per pagare la prima rata di un triciclo.
Fu un giorno di festa quello in cui portò a casa il suo mezzo, uno splendore di macchina verde e gialla con un campanello dal suono argentino. Lui lo suonava ed a quel suono si beava immaginandosi più attraente di quanto il Cielo lo avesse realmente creato.
Si era così potuto dedicare ad un regolare lavoro in proprio dedicato al trasporto, Dopo essersi accordato col padrone di una fonderia girava per tutta la città in cerca di rottami di ferro, latta e ghisa che caricava sul suo triciclo e rivendeva all’affarista. Per tutta la vita questo sarebbe stato il suo unico mezzo di locomozione.
Era una macchina a pedali, d’accordo, ma la grossa metropoli in cui abitava ed i suoi dintorni sono pianeggianti e, nonostante il peso del carico riusciva con una certa facilità, a guadagnare a sufficienza per vivere.
A ottanta anni però doveva ancora essere sulla piazza: aveva lavorato e guadagnato per tutta la vita, quello si, ma non aveva guadagnato abbastanza da potersi permettere di andare in pensione.
Anche il suo triciclo prediletto era invecchiato con lui.
Il giallo. Una volta brillante era sbiadito er il verde si confondeva con le macchie di sporco e di ruggine che ora lo ricoprivano.
Un giorno stava comunque pedalando col suo triciclo carico di rottami quando una bella bionda gli attraversò la strada.
Gino all’istante inchiodò i freni:
-io lascio qui il triciclo, me ne frego a la abbordo
Decise il nostro eroe.
Non voglio rivelarvi i suoi metodi di abbordaggio ma ebbe fortuna: il numero delle sue giovani amanti si implementò di 1.
La ragazza gli si era però concessa a casa sua che non era tanto distante dal posto in cui aveva posteggiato il triciclo per cui tornò soddisfatto sul luogo dov’era il suo mezzo.
“Eppure ero convinto di averlo lasciato qui!” pensò mentre rimirava la Panda posteggiata lungo il marciapiedi.
Cominciò quindi a girare la zona, a girare e rigirare. Nulla! Il triciclo era proprio sparito.
Dato che i tricicli non si muovono da soli c’era un’unica spiegazione: qualche sbarbatello glielo aveva rubato o glielo aveva nascosto per fargli uno scherzo.
Dovette quindi recarsi dai carabinieri per denunciare il furto.
-Nome?
Domandò l’appuntato
-Giovannino Cerutti detto Gino
-Di anni?
-Anni 80 maresciallo
-Non sono maresciallo, solo appuntato, dica, per quale motivo si è rivolto a noi?
-Devo denunciare la sparizione del mio triciclo eccellenza!
-Le ho già detto che sono solo appuntato! Continui.
-Ho visto passare una bella bionda e mi sono detto: questa fa per me. Ho posteggiato il triciclo e la ho rimorchiata. Che donna tenete” Che donna” Spettacolare!
-Le ripeto che sono solo appuntato. E allora?
-Allora ho fatto ciò che ogni uomo avrebbe fatto naturalmente dopoché sono tornato al mio triciclo ma esso non c’era più: era scomparso assieme a tutto il carico.
-Ho preso nota: i casi sono due o qualcuno lo ha nascosto, magari per posteggiare la macchina o proprio ha commesso una appropriazione indebita rubandolo. Torni a casa indagheremo e Le faremo sapere.
A questo punto l’appuntato sollevò una enorme pila di fogli di denuncia simile a quello appena compilato mettendo proprio in ultima posizione quella del nostro Gino.

Gino mestamente si avviò a piedi alla sua abitazione, senza il suo triciclo si sentiva perso.
Per consolarsi pensò di andare all’osteria li vicino, certamente cogli amici avrebbe potuto dimenticare la sua sventura.
-Ciao Gino, come ti va? Perché quel muso da funerale?
-Ciao Pierino, sapessi! Mi hanno rubato il triciclo
-Devi proprio sentirti perso senza il tuo adorato mezzo di locomozione! Ma, visto che sei qui, cerca almeno di svagarti un po’. Ti offro da bere.
-Grazie Pierino sei proprio un amico, ma tu credi che star seduto davanti ad un bicchiere di vino attenuerà il mio dolore?
-Certamente no amico mi, ma se, invece di essere seduto lo bevessi in piedi, magari nel campo da bocce … certamente dovresti pensare ad altro e magari ti passerebbe lo sconforto.
-Daccordo allora, vediamo chi tra noi due riesce per più volte a colpire il pallino al volo. (gioco realmente esistente. Gli appassionati lo chiamano “Rigolo”)
I due amici cominciarono la partita con alterni risultati quando, oltre il campo di bocce, Gino vide passare una bionda vestita di organtino.
Immediatamente la sua attenzione si svegliò come si sciolsero tutte le sue preoccupazioni:
-Io tiro una “sbocciata” (termine usato per indicare la boccia mal tirata), me ne infischio e la aggancio.
Perciò tirò la boccia senza guardare ed essa terminò la sua corsa … sulla testa del Pierino che cadde immediatamente al suolo come fosse morto.
Potete immaginare il pandemonio ce ne seguì: avventori che lo trattenevano e parlavano di linciarlo, ambulanze, carabinieri, tutti che facevano domande e, soprattutto la bionda che si eclissava.
In 80 anni di vita mai gli era capitato di trovarsi in un simile pandemonio.
I carabinieri lo tradussero in carcere e nuovamente moduli da compilare:
Nome Giovanni
Età: 80
Motivo: ??? Non voleva rivelare che era stato tutto un maldestro tentativo di liberarsi dell’amico per abbordare la bionda.
Alla fin fine non è andata neppure troppo male: hanno dato 8 punti in testa a Pierino e, per grazia del Signore, lui è stato poco agli arresti.
Tornato a casa si ritrovava però col problema di doversi guadagnare la pagnotta e, senza triciclo era nelle condizioni di dover accettare qualsiasi tipo di lavoro.
Un conoscente gli offrì:
-Il balcone di casa mia ha bisogno di essere riverniciato. Vorrei fare una cosa completa che possa durare nel tempo per cui dovresti dapprima scarteggiarlo, poi applicargli una mano di minio ed infine uno strato di una bella vernice verde brillante
Gino accetto volentieri quell’offerta e si recò al balcone dell’abitazione sita al quarto piano di un caseggiato.
Mentre alacremente stava lavorando di carta vetrata vide, laggiù , sulla strada, una ragazza bionda che passava lungo la via.
-Da qui si nota che ha qualche smagliatura ma ancora vale la pena di un tentativo,
Mentre così ragionava per seguirne le mosse si sporse troppo dal balcone e cadde sulla pubblica via morendo sul colpo.
Il suo vizio aveva colpito ancora.
Persino il giornale aveva pubblicato la notizia della sua dipartita e le donne erano accorse a frotte riempiendo la chiesa.
-Fratelli e sorelle, stiamo commemorando l’anima buona di Cerutti Giovanni detto Gino, uomo di sane virtù dedito solo alla famiglia, non è vero? Agli amici, Non è vero? Al lavoro ed anche un po’ al triciclo, non è vero?

Lasciamo il sacerdote libero di celebrare il resto del funerale.
Io sono sempre stato un uomo molto pio, assolutamente dedito alla religione e ciò, per Grazia Divina, mi ha consentito di ottenere una dispensa speciale che mi ha consentito di seguire il nostro eroe anche la morte.

Gino fu destinato al Paradiso, dove la festa era perenne.
Il suo triciclo ora era diventato assolutamente uno sbiadito ricordo.
Volevi muoverti? Uno schiocco di dita ed una piccola nuvola si materializzava ai tuoi piedi per portarti ovunque tu avessi voluto.
C’era un mucchio di gente comune che cantava, e sempre con voce intonatissima.
Anche Gino tento di emettere qualche nota ma la voce non gli uscì: avvertì solo un gorgoglio strozzato.
Un paio di santi lo avvicinò col sorriso sulla labbra e scuotendo la testa.
-Tranquillo Gino, sei appena arrivato, devi abituarti. Poi vedrai cha anche tu potrai a pieno diritto entrare nel Coro Celeste
Gino finalmente aveva trovato la sua pace.
Guardò i due santi riconoscente quando, su una nuvoletta alle loro spalle vide passare una donna bionda.
Un corpo da favola che si intravedeva nonostante il vestito a drappo, un volto angelico e bellissimo carico di ingenuità e di promesse …
-Quasi quasi … la abbordo
Pensò il nostro amico, è proprio vero le più belle sono qui, e scattò immediatamente all’inseguimento.
Il suo vizio lo aveva seguito anche qui ed aveva colpito al momento giusto.
Gino scattò velocemente all’inseguimento ma, proprio in quel momento udì una voce:
-CIOVANNINO NON CORRERE INUTILMENTE, QUELLA È LA MAMMA DEL SIGNORE.
Ma era troppo tardi per fermarsi e, anche se in extremis aveva tentato di fermarsi andò a spalmare il suo corpo su quello della donna.
-Come osi masnadiero? Certo se finito qui per errore! Ora ci penso io.
Disse la donna ed immediatamente lo colpì con un ceffone.
In quell’istante la nuvoletta si sciolse e Gino iniziò a cadere.
Vide il terreno avvicinarsi ad una velocità spaventosa e chiuse gli occhi preparandosi all’impatto mentre si raccomandava a Dio ma, con sua sorpresa, non ci fu nessun urto.
Attraversò velocemente il suolo continuando a cadere.
Giù, giù ed ancora giù.
Finalmente si fermò: era arrivato all’Inferno.
Curioso il Gino si guardò attorno.
Beh, come posto non era poi male. C’erano fuoco e fiamme ma con un po’ di attenzione si poteva evitarle.
Poi una sorpresa graditissima: un numero di ragazze bionde in calzamaglia tale da fargli dimenticare tutti i disagi.
Istantaneamente Gino si rimise in caccia ma, proprio mentre stava per abbordarne una vide arrivare un enorme diavolo, tuttp rosso, con una faccia da caprone cornuto, due ali da pipistrello ed una coda che terminava con una punta di freccia.
Solo a vederlo Gino si sentì intimorito, paura che aumentò quando il diavolo, minacciandolo con un forcone, gli si rivolse:
-Gino, a 80 anni non si possono toccare le ragazze.
Il nostro amico abbassò gli occhi, aveva riconosciuto quel diavolo. Era Belzebù, il più cattivo tra tutti e se questi si dichiarava padrone di tutte le donne era assolutamente indispensabile lasciarle stare.
Era giunto nel paese dei bengodi e doveva morire di fame: questo era l’Inferno.

Fine


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